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Enea stacca il ramo d’oro

Giuseppe Gambarini

(1680 - 1725)

data
1712 - 1714
sede
Palazzo Buonaccorsi
collocazione
Primo piano/ Galleria dell'Eneide/ sala 14
soggetto
Eneide
tecnica
Olio su tela, 258 x 133 cm
n. inventario
D 138
tipologia
Pittura
scuola
Bolognese
percorso
Arte Antica

Descrizione

L’opera raffigurante “Enea stacca il ramo d’oro” era in origine attribuita a Francesco Solimena, al quale si deve un altro dipinto, sempre destinato alla Galleria dell’Eneide, oggi conservato al Museum of Fine Arts di Houston. In seguito la tela è stata ricondotta dalla critica al pittore bolognese Giuseppe Gambarini (1680-1725), artista attivo a Bologna e a Roma.

Nell’opera è fissato il momento in cui Enea trova, nascosto in una fitta selva, il ramo d’oro che gli consentirà la discesa nell’Ade, il regno dei morti, nel tentativo di incontrare il padre defunto. L’eroe si accinge a raccoglierlo, aiutato nella ricerca dalla madre Venere, che invia due colombe a segnalare il luogo esatto. L’episodio è tratto dal libro VI dell’Eneide di Virgilio (vv. 245-151).

Il corpo di Enea, che occupa l’intera tela, si staglia con eleganza ed imponenza. L’opera si caratterizza per il rigore e la pulizia formale, e risalta la tavolozza cromatica, nelle tonalità dell’azzurro, del giallo e del rosso.

Il dipinto rientra nelle quattro tele affidate da Raimondo Buonaccorsi a pittori della scuola bolognese per adornare la grande sala di rappresentanza del Palazzo di famiglia. Raimondo, attento e fine collezionista, aveva seguito personalmente le vicende costruttive dell’edificio e portato a compimento l’allestimento della Galleria, per la cui decorazione aveva coinvolto numerosi artisti rappresentativi delle diverse scuole pittoriche del Settecento. Rientravano nella scuola bolognese le opere di Marcantonio Franceschini, Giovan Gioseffo Dal Sole, Giovanni Giorgi e il dipinto di Gambarini. Quest’ultimo rientra nel gruppo delle opere vendute negli anni Sessanta del Novecento insieme a parte della collezione Buonaccorsi e confluite nel mercato antiquario romano. Fu riacquistato nel 1974 dallo Stato e destinato alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino. In seguito è stato concesso in deposito a Palazzo Buonaccorsi con altre tele del ciclo, a completamento della serie con le storie dell’eroe virgiliano.