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Radicembrione

data
1961 ~ 1962
sede
Palazzo Buonaccorsi
collocazione
Secondo piano/ loggia
tecnica
Alluminio/ ferro su basamento in pietra 44x18cm
n. inventario
645
tipologia
Scultura

Descrizione

La scultura, realizzata in ferro e collocata su una base in pietra, presenta elementi di forme diverse saldati insieme. Al blocco principale di grande formato, che ricorda lo scarto di un motore, sono innestati componenti e filamenti irregolari, quasi a simulare il movimento delle radici.

L’opera fa parte del ciclo “Radicembrione” ed è riferibile agli anni 1961-62. Richiama una scultura dal medesimo titolo, realizzata in alluminio nel 1961 e pubblicata nel catalogo di una mostra personale dell’artista organizzata presso la Galleria Alfa di Venezia nel 1962.

Valeriano Trubbiani (Macerata, 1937 – Ancona, 2020), scultore e incisore, tra i protagonisti dell’arte del secondo Novecento, è noto per le sue sculture in ferro e alluminio che danno vita ad un universo molteplice, in cui ai meccanismi, agli ingranaggi e alle lamiere si affiancano figure di animali che popolano un mondo di metallo.

Dopo il diploma all’Istituto d’arte di Macerata nel 1956, frequenta i corsi all’Accademia di Belle Arti di Roma (1959-1960). Inizia a lavorare a Villa Potenza (MC) nell’officina del padre fabbro ferraio, da cui eredita la passione per i metalli. Nel 1968 si trasferisce ad Ancona dove fino al 1972 insegna Arte dei metalli all’Istituto d’arte, per poi insegnare scultura all’Accademia di Belle Arti di Macerata fino al 1983. Tra le sue varie esposizioni e partecipazioni alle più importanti rassegne artistiche nazionali e internazionali si ricordano la Biennale di San Paolo del Brasile nel 1965, la Biennale di Venezia nelle edizioni del 1966, del 1972 in cui è presente con una sala personale e del 1976, la Triennale europea di scultura a Parigi nel 1978. Nei primi anni Ottanta collabora con Federico Fellini in qualità di scenografo nella realizzazione del film “E la nave va” (1983).

La scultura “Radicembrione” rientra nella produzione dei primi anni Sessanta, quando l’artista realizza prevalentemente opere non figurative, dalle forme taglianti abrase, oggetti meccanici compatti o resi per filamenti. Si vedano degli stessi anni “Ipotesi bellica” del 1963 e “Tentacolare impennata” del 1964. Successivamente l’animale è sempre al centro delle sue ricerche e caratterizza gran parte delle sue composizioni. Trubbiani trae ispirazione dal bestiario medievale per realizzare opere in cui uccelli, rane e topi, quasi torturati da elementi meccanici, popolano un mondo cupo dove a prevalere è la crudeltà psicologica ed emblematica della macchina, in una denuncia verso gli aspetti della società moderna.