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Ritratto di Michelangelo come Mosè

Federico Zuccari

(1540-1541 / 1609)

data
1593 circa
sede
Palazzo Buonaccorsi
collocazione
Primo piano / sala 5
tecnica
Olio su cuoio 138 x 62cm
n. inventario
314A
tipologia
Pittura
scuola
Scuola romana
collezione
Costa Ciccolini Irene

Descrizione

Il dipinto raffigura Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475 – Roma, 1564), uno dei grandi maestri del Rinascimento italiano, nella posa di Mosè. L’artista è ritratto seduto, con la testa barbuta rivolta a sinistra e lo sguardo verso lo spettatore. Il piede destro è posato saldamente sul basamento mentre la gamba sinistra è piegata all’indietro, in una posizione che riprende il celebre Mosè scolpito da Michelangelo per la Tomba di Giulio II nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma.

La figura, dalle braccia muscolose scoperte, esibisce gli strumenti dell’architettura e della scultura: regge con la mano sinistra una pergamena arrotolata, in basso sono disposte righe, compassi, un martello e altri strumenti di misurazione. Le fattezze del volto riprendono il ritratto dell’artista pubblicato nel noto volume scritto da Giorgio Vasari nella seconda metà del Cinquecento, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori ed accostato in ultimo al volto di Michelangelo dipinto da Daniele da Volterra intorno al 1544-1545.

Sulla cornice in basso dentro un cartiglio si legge l’iscrizione: DVM PINGIS VITAM MICHAELI ZVCCARE REDDIS/ TEQVE VNA ETERNVM NE MORIARE FACIS.

Il dipinto, realizzato su cuoio, è da mettere in relazione con una composizione analoga conservata in Pinacoteca, raffigurante il Ritratto di Raffaello come Isaia (inv. 315A). I due corami facevano parte dell’apparato decorativo dell’abitazione romana di Federico Zuccari, accanto alla chiesa di Trinità dei Monti. Le opere costituiscono, insieme ai sette pannelli della Galleria Nazionale d’Arte di Palazzo Barberini a Roma, ciò che resta del ciclo celebrante le “Storie della vita di Taddeo Zuccari”, noto attraverso la serie dei disegni tra i quali compaiono i ritratti degli artisti Polidoro da Caravaggio, Michelangelo e Raffaello. I corami sono ricordati negli inventari romani della collezione Ludovisi (1623, 1633, 1655). A conferma del passaggio delle opere nella collezione, sul retro del dipinto raffigurante Michelangelo è stato rintracciato un sigillo in cera lacca della famiglia Ludovisi.

Le due opere sono entrate in Pinacoteca con il lascito della marchesa Irene Costa Ciccolini alla Biblioteca Comunale nel 1956. La raccolta comprendeva mobili di epoca barocca, oggetti, numerosi ritratti e quadri a olio rappresentanti paesaggi, scene di genere, soggetti religiosi, nature morte.