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Arena Sferisterio vista dall'alto - Musei Macerata

Storia dell’Arena Sferisterio

Lo Sferisterio è stato costruito tra il 1823 e il 1829 grazie al finanziamento di 100 nobili maceratesi, associati nella consorteria cittadina. Sulla facciata, un’iscrizione intitola la meravigliosa struttura proprio a loro: i “cento consorti”.

Concepito come spazio urbano per tutti, lo Sferisterio poteva ospitare oltre 8000 spettatori, distribuiti sulla gradinata rialzata, nei due ordini di palchi e nella balconata in pietra che offre una splendida vista sul centro storico e sul paesaggio collinare che lo abbraccia.

L’edificio venne progettato dall’architetto sanseverinate Ireneo Aleandri, mentre la direzione dei lavori fu affidata all’architetto Salvatore Innocenzi.

La struttura nacque per il gioco del “pallone col bracciale”, molto apprezzato nel 1800: esso coinvolgeva due squadre di tre atleti ciascuna, che colpivano una palla di cuoio con un grosso bracciale dentato in legno.

In seguito, lo Sferisterio divenne spazio per il gioco del calcio, per gare atletiche, per parate e manifestazioni politiche, circhi equestri e cacce al toro, dette “giostre”, ma soprattutto palcoscenico teatrale e di opere liriche.

La Norma, del compositore catanese Vincenzo Bellini, fu la prima opera lirica rappresentata.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1921, il conte Pier Alberto Conti allestì l’Aida di Giuseppe Verdi: le 17 rappresentazioni raccolsero circa 70 mila spettatori provenienti da tutta Italia.

L’anno successivo andò in scena La Gioconda del compositore cremonese Almicare Ponchielli.

Nel 1927 lo Sferisterio ospitò il tenore recanatese Beniamino Gigli, accompagnato dal maestro piacentino Amilcare Zanella, uno tra i più grandi direttori d’orchestra dell’epoca: il successo è celebrato ancora adesso nell’iscrizione commemorativa dell’ingresso principale.

Dopo l’interruzione delle manifestazioni nel periodo bellico e post-bellico della Seconda Guerra Mondiale, dagli anni ’60, nuovi allestimenti, un nuovo apparato illuminotecnico e l’apertura di tre archi sullo sfondo del palcoscenico gettarono le basi per la creazione dell’Opera Festival.

Oltre 3000 posti, 104 palchi e un palcoscenico grandioso gli hanno guadagnato il meritato titolo di “officina delle meraviglie”.