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Madonna della cintola con San Lorenzo, San Tommaso e San Francesco
- data
- 1604
- sede
- Palazzo Buonaccorsi
- collocazione
- Primo piano / sala 5
- tecnica
- Olio su tela 314x190 cm
- n. inventario
- 7
- tipologia
- Pittura
Descrizione
Il dipinto raffigura la Madonna mentre tende la sacra cintola a San Tommaso Apostolo, alla presenza dei santi Lorenzo e Francesco. In alto siede la Vergine sostenuta da un variegato gruppo di angeli e cherubini. In basso, in posizione centrale, San Tommaso afferra con la mano destra la lunga cintola. Ai suoi piedi si vedono la squadra e i regoli abbandonati sui gradini, attributi identificativi del santo, simboleggianti gli strumenti della conoscenza razionale. Sulla sinistra è collocato San Lorenzo, con i simboli del martirio, la graticola e la palma, titolare della chiesa in cui l’opera si conservava. Sulla destra troviamo San Francesco che con un gesto di raccoglimento, stringe portandolo al petto il Crocifisso e rivolge il suo sguardo verso la Vergine.
L’iconografia è tratta dai racconti evangelici. San Tommaso, assente nel momento della sepoltura della Vergine e della sua Assunzione, invocò una prova e lei apparve nel cielo gettandogli la sua cintola.
L’opera fu commissionata dalle monache di San Lorenzo di Macerata, come attestato dall’iscrizione che corre alla base della tela: “OLYMPIA TESTA, MARIA PIANA ET CATHARINA VIRGILIA MONIALES VIRGINES/ SACRARI CUSTODES EARUM CURA ET INDUSTRIA F. Fe. An. D. MDCIIII”. Presenta sul sarcofago la firma e la data: QUESTA PINSE ANDREA BOSCOLI FIORENTINO L’ANNO MILLESEICENTOQUATRO.
Andrea Boscoli, pittore fiorentino attivo nelle Marche dal 1600 al 1605 circa, è un esponente dell’ultimo Manierismo nel cui stile convivono molteplici tendenze (veneta, emiliana, romana). Il dipinto di Macerata si inserisce in una svolta stilistica dell’artista, tesa verso le prime proiezioni del linguaggio Barocco, riscontrate dalla critica nell’apertura della zona celeste della pala.
L’opera è ricordata nell’Ottocento all’interno della ex chiesa di San Lorenzo dagli eruditi Alessandro Maggiori (1832) e Amico Ricci (1834), seppur da quest’ultimo assegnata a Marcello Gobbi, un allievo del Boscoli e identificata nel soggetto come un’Assunta.
In seguito all’indemaniamento della chiesa avvenuto nel 1892, la grande pala d’altare venne trasferita nella Biblioteca dove aveva sede anche la Pinacoteca Civica. Un primo riconoscimento critico del dipinto si ha nel 1940, quando viene esposto alla Mostra del Cinquecento toscano in Palazzo Strozzi a Firenze. Il restauro del 2014 ha riportato alla luce la ricca gamma cromatica e l’intensità e la corposità della dalmatica di San Lorenzo.
Per una completa bibliografia sull’opera si veda il catalogo della mostra Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di Rinascita, Macerata, Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi (15 dicembre 2017 – 13 maggio 2018), pp. 160-161.