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Negazione di San Pietro
(Leonessa 1600 ca. - Roma post 1644)
- data
- 1625-1630 circa
- sede
- Palazzo Buonaccorsi
- collocazione
- Primo piano/ sala 6
- tecnica
- Olio su tela 125 x 172 cm
- n. inventario
- 31
- tipologia
- Pittura
Descrizione
Il dipinto raffigura l’episodio evangelico della “Negazione di Pietro”, quando, secondo la profezia di Gesù, l’apostolo avrebbe rinnegato per tre volte il suo maestro durante il processo subito da Cristo. Il momento rappresentato è quello in cui Pietro, accostandosi a un braciere per scaldarsi all’interno del cortile del palazzo del sommo sacerdote, viene riconosciuto da una serva di Caifa come seguace di Gesù, ma egli nega di essere suo discepolo.
Al centro è collocato Pietro con indosso un manto giallo e la veste azzurra, sulla sinistra è inserita la figura della serva di profilo e sulla destra il gruppo di soldati intenti a giocare a dadi.
Dalla gestualità delle mani emerge il dialogo concitato in cui sono coinvolti i personaggi: il soldato con cappello piumato, seduto sulla destra, indica Pietro il quale sembra esprimere stupore mentre guarda la giovane donna. Quest’ultima, pur avendo il viso nell’ombra, risalta nella sua veste di un rosso intenso e nel bianco della camicetta. Il gruppo si staglia su un fondo scuro, illuminato da una luce proveniente da sinistra che mette in risalto la figura femminile, il braciere e i dettagli delle figure principali, lasciando in ombra i soldati in secondo piano.
Attribuito a Lionello Spada (Bologna 1576/ Parma 1622) e a Luciano Borzone (Genova 1590-1645), il dipinto è stato in seguito assegnato ad un artista caravaggesco di seconda generazione, identificato con il nome convenzionale di ‘Maestro dell’Incredulità di San Tommaso’.
La critica ha riconosciuto in questo anonimo pittore Bartolomeo Mendozzi, al quale l’opera viene dunque attribuita. Mendozzi, originario di Leonessa (RI), si forma nella bottega di Bartolomeo Manfredi, tra i più fedeli seguaci della pittura di Caravaggio, ed è attivo tra Roma e Rieti nella prima metà del Seicento. Si conoscono tre versioni dell’opera conservate in una collezione privata inglese, presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli e la terza di ubicazione ignota.
L’iconografia della negazione di San Pietro era un tema caro ai pittori caravaggeschi. Caravaggio aveva realizzato un quadro con il medesimo soggetto, oggi al Metropolitan Museum di New York. In particolare il dipinto di Macerata può essere messo in relazione con due opere alle quali Mendozzi sembra essersi ispirato: la “Negazione di San Pietro” del pittore spagnolo Ribera della Galleria Corsini di Roma (1615-1616) e la tela del pittore francese Valentin de Boulogne della Fondazione Longhi di Firenze.
La tela è stata restaurata nel 2005, rilevando la buona qualità della stesura pittorica. Tra le esposizioni in cui è andata in mostra si segnalano nel 2012 “Violetta, Carmen, Mimì. Percorsi al femminile dallo Sferisterio ai Musei Civici di Macerata“, Macerata, Palazzo Buonaccorsi (14 luglio- 30 settembre) e nel 2019 “La luce e i silenzi. Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento, Fabriano, Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli” (2 agosto – 8 dicembre 2019).