Approfondimenti

“Lieve come un foglio di gommapiuma, scintillante e tagliente come un foglio di metacrilato”. Sante Monachesi e il movimento Agrà.

Alla scoperta dello spazio

«Al venir meno della forza di gravità, si sentì magnificamente. “Si faceva tutto con più facilità”, disse il maggiore Gagarin. “È comprensibile. Gambe e braccia non pesavano nulla. Gli oggetti fluttuavano nell’abitacolo, ed io non ero più seduto sul sedile, come prima, ma sospeso a mezz’aria» (The Guardian, 14 aprile 1961).

Con queste parole il sovietico Jurij Alekseevič Gagarin descriveva la surreale esperienza del primo viaggio dell’uomo nello spazio, dove gambe e braccia perdono peso e diventa impossibile persino sedersi su una sedia. Il cosmonauta aveva raccontato al mondo che nello spazio non esistono punti di riferimento: non c’è alto, non c’è basso; tutto galleggia nel vuoto. Dunque, accanto a chi già immaginava che a questo primo viaggio avrebbe fatto seguito la conquista dello spazio, non mancò chi invece si sentì disorientato. Si legge infatti in un articolo del quotidiano La Stampa: «Difatti quale capacità di giudizio, qual senso della posizione ha un uomo posto in un abitacolo, essendo privo del senso dell’alto e del basso? Come può egli correggere una rotta là dove non ha oggetti di riferimento se non a distanze di centinaia o migliaia di chilometri?».

Sante Monachesi e il movimento Agrà

La prova tangibile di una dimensione priva di gravità – o per meglio dire “agravitazionale” – fu un importante punto di svolta nel percorso artistico di Sante Monachesi. Egli, già da anni affascinato dalle vicende interstellari, aveva fondato nel 1959 il movimento dell’Astralismo ispirato dal lancio della sonda spaziale russa Lunik 2 (Gargiulo 2007, 32). La nuova scoperta sovietica del 1961, quindi, fu per lui pretesto per proseguire la propria ricerca in tal senso. Nel 1964 Monachesi fondò dunque, insieme a Giorgio Cegna e a Silvio Craia, il movimento “Agravitazionale”, o in estrema sintesi “Agrà”.  L’intento veniva ben circoscritto nel primo manifesto: «uscire dalla nevrosi ossessiva creata da questo nostro tempo di rapina. Siamo per la civiltà moderna completamente rinnovata dalla rilevazione nelle nuove forze dell’universo antigravitazionale che ribalta tutti i sistemi idioti ed oppressivi» (Gargiulo 2007, 32-33). Laddove dunque molti venivano intimoriti dal senso di disorientamento, l’artista maceratese vide invece un catalizzatore dell’atto creativo. Non esistono schemi predefiniti, non ci sono leggi da rispettare, non c’è una forza di gravità che costringe l’uomo a restare con i piedi ancorati al terreno: se il foglio è bianco, tutto può essere scritto.

In quegli stessi anni, Monachesi deteneva la cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. La ricerca artistica da lui contestualmente condotta si concentrò nello specifico sui materiali (Magagnini 2007, 63). La volontà di ribaltare «tutti i sistemi idioti ed oppressivi» passa dunque anche attraverso il superamento della tradizione, che è ben diverso dal rifiuto. Accanto infatti ad arti più convenzionali come la pittura, che fu un punto fermo nel corpus monachesiano, dagli anni Sessanta l’artista maceratese impiega materiali di produzione industriale, primi tra tutti l’evelpiuma (particolare tipo di gommapiuma brevettato dalla Pirelli nel 1956) e il perspex, anche noto come plexiglas (Figg.1-2). Forti della loro natura di creazioni umane, tali materiali diventano simbolo della fiducia nel progresso e nella tecnica: una scelta coerente con la volontà del pensiero agrà di oltrepassare le convenzioni, ma anche un indubbio retaggio del Monachesi futurista.  

Sante Monachesi fra evelpiume nella casa-studio di Mentana - Musei Macerata
Figura 1: Sante Monachesi fra evelpiume nella casa-studio di Mentana, 1970. Da M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, p.22.
Monachesi e una scultura Perspex nella casa studio di Mentana - Musei Macerata
Figura 2: Monachesi e una scultura Perspex nella casa studio di Mentana. Da M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, p.28.

Evelpiuma

Le Evelpiume – forti della loro estrema leggerezza e flessibilità – sono state a ragione definite «veri monumenti dell’inconsistenza di una nuova lievitante dimensione» (Trucchi 2007, 17). Ben si prestano infatti a rappresentare l’idea dell’assenza di peso, e proprio per questo la modalità espositiva con cui più frequentemente l’artista sceglie di esporre tali opere consiste in un filo che pende dal soffitto. Ne è un esempio la recente donazione di Donatella Monachesi e Silvio Pasquarelli ai Musei civici di Palazzo Buonaccorsi: un’Evelpiuma del 1962, che aleggia leggera sulla collezione d’arte moderna (Fig.3). Nella produzione seriale di questa tipologia di opere, il fare artistico Agrà si esprime perfettamente nel gesto che costituisce l’atto creativo. Monachesi comprime con pieghe e arrotolamenti un comune strato di gommapiuma, fissandone la forma con uno spago ed ottenendo esiti di volta in volta differenti. L’azione non solo esprime al meglio la libera volontà del soggetto creatore, ma si distingue anche per originalità nel suo carattere di atto reversibile: un semplice paio di forbici consentirebbe di riportare il materiale da forma d’arte a gommapiuma industriale, in una sorta di poetica dell’indeterminazione e della provvisorietà (Gargiulo 2007, 34-35). Argutamente, dunque, l’artista Emilio Villa descriveva le Evelpiume quali «giunture accartocciate arruffate da scartocciare, tenute insieme da legaggi emotivi» (Villa 2007, 29). 

Evelpiuma, 1962, gommapiuma - Musei Macerata
Figura 3: Evelpiuma, 1962, gommapiuma, donazione di Donatella Monachesi e Silvio Pasquarelli, Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi.

Perspex

Di respiro altrettanto “agravitazionale” la scelta di sfruttare le potenzialità del polimetacrilato di metile o più comunemente plexiglas. Monachesi, affascinato dalla lucentezza e dalla trasparenza del polimero, impiega il materiale per realizzare pannelli e sculture traslucide e coloratissime: tinte brillanti che fanno da eco ai pigmenti vibranti del Monachesi pittore (Papetti 2007, 11).

 - Musei Macerata
Figura 4: Perspex, 1967, polimetilmetacrilato fluorescente rosso, donazione di Donatella Monachesi e Silvio Pasquarelli, Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi.

La serie di opere in perspex costituisce una coerente continuazione della ricerca artistica già avviata con i progetti in gommapiuma. Anche in questo caso, infatti, il puro atto creativo è simbolo della rivoluzione agrà: il materiale plastico, che normalmente si presenta rigido, se scaldato assume una certa duttilità. Monachesi, dunque, sfrutta questa proprietà per modellare rapidamente il plexiglas colorato, che piega e incurva generando risultati sempre inaspettati e differenti. Tali sculture si pongono nello spazio come sagome multiformi, che appaiono – prendendo in prestito le parole di Gargiulo – come «manti svolazzanti che s’arricciano in volute e pieghe, un po’ baroccheggianti» (Gargiulo 2007, 35). Allo stesso modo, Monachesi sfrutta anche la traslucidità del plexiglas: una proprietà che consente al materiale di riflettere e moltiplicare nello spazio la luce, generando ombre colorate nell’ambiente (Gargiulo 2007, 36). Tutte queste caratteristiche si rivelano esplicite nel Perspex del 1967, recentemente donato ai Musei da Donatella Monachesi e Silvio Pasquarelli (Fig.4).  

Una relazione dinamica con l’ambiente

Nonostante le opere in Evelpiuma e in Perspex possano sembrare diametralmente opposte, c’è qualcosa che le accomuna: la capacità di porsi in una relazione dinamica con l’ambiente. Ma in che modo? La gommapiuma, forte della sua peculiare leggerezza, è libera di muoversi lievemente ad ogni spostamento d’aria, secondo un movimento dettato dalle contingenze esterne (Gargiulo 2007, 38). Allo stesso modo il plexiglas si impone nell’ambiente attraverso le ombre colorate che si generano dall’interazione con la luce, manipolabili attraverso la semplice inclinazione della lampada che illumina l’opera. 

Ecco allora che due materiali industriali diventano simbolo della realtà agravitazionale: le opere comunicano con la sala espositiva esattamente come accade ad un corpo nello spazio, che risponde alle condizioni dell’ambiente esterno senza poter decidere da sé dove sia l’alto e dove il basso.

Per concludere, illuminanti appaiono le parole di Stefano Papetti, che così descrive l’artista nel suo periodo agrà: «Lieve come un foglio di gommapiuma, scintillante e tagliente come un foglio di metacrilato, Monachesi ha percorso le strade del Novecento con la curiosità di un bambino e la consapevolezza di un intellettuale, partecipe ed attento ai cambiamenti del suo tempo» (Papetti, 2007, 11-12). Non senza ragione, infatti, la critica lo ha definito un realista, poiché attivamente partecipe della propria realtà storica e dei suoi mutamenti (Mosetti 1972, s.pp.).

Progetto: Servizio Civile Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi 
Testo: Rachele Greco 
Coordinamento scientifico: Giuliana Pascucci

Per approfondire

Brevetto per marchio d’impresa della Pirelli SAPSA S.p.a.

La Stampa, 14 aprile 1961, Gagarin racconta: “Ero sospeso a mezz’aria gli oggetti galleggiavano dentro la cabina.

The Guardian, 14 aprile 1961, What it feels like in space. Gagarin burst out singing for joy. The moon next stop?, quotidiano The Guardian.

E. Villa, Teatro instabile italiano, rappresentazione di Monachesi, scultore in evelpiuma,  in  M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, pp.21-31.

G. Mosetti Giovanna, Futur-agrà, Pollenza 1972.

M. Gargiulo, Monachesi e l’universo Agrà, in  M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, pp.32-36.

M. Gargiulo, Sante Monachesi alla Galleria nazionale d’arte moderna, in  M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, pp. 37-39.

R. Magagnini (a cura di), Biografia di Sante Monachesi, in  M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, pp.61-63.

S. Papetti, L’insostenibile leggerezza della scultura: la vocazione plastica di Sante Monachesi, in  M. V. Marini Clarelli, M. Gargiulo (a cura di), Sante Monachesi. Perspex e evelpiuma 1959-1969, Roma 2007, pp.9-13.