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Le opere di Ivo Pannaggi

Ivo Pannaggi, esponente del Futurismo, architetto, pittore e designer, esordisce come pittore a Roma nel 1919 nella Casa d’Arte Bragaglia, uno dei maggiori centri culturali della capitale, punto di confronto fra le diverse correnti artistiche dei primi anni del Novecento. Negli spazi della galleria nel 1922 realizza il Balletto meccanico insieme a Vinicio Paladini con il quale pubblica nello stesso anno il Manifesto dell’arte meccanica futurista.

Nel 1923 organizza la sua prima personale in cui viene esposto Treno in corsa (1922). Dal Futurismo le sue ricerche si spostano verso il Costruttivismo russo, realizzando opere non figurative composte da elementi geometrici. Il movimento influenzerà anche la sua produzione di design, di cui sono testimonianza l’Anticamera di Casa Zampini (1925-1926) di Esanatoglia e il coevo Salottino Eura Pannaggi, arredi che si inseriscono tra i più importanti esempi di architettura d’interni futurista, riallestiti nelle sale del museo. Dopo gli studi di Architettura a Roma e Firenze, nel 1927 si trasferisce in Germania e nel 1932 inizia a frequentare il Bauhaus, una scuola di arte e design attiva dal 1919 al 1933 la cui missione era proporre un’opera d’arte totale, incentrata sull’unione di arte, arti applicate e artigianato. Qui entra in contatto con le figure di spicco del nuovo linguaggio architettonico: Walter Gropius, primo direttore della scuola, Marcel Breuer e Mies van der Rohe. Nel 1942 con l’avvento del nazismo si trasferisce in Norvegia dedicandosi principalmente a progetti nel campo dell’architettura pubblica e residenziale e nel design. Gli anni Cinquanta sono ricchi di commissioni: realizza con Frode Rinnan la Casa del Popolo nel quartiere Finnmark di Oslo, nel 1954 riceve un incarico triennale per l’Ufficio del Riksarkitekten con la qualifica di architetto di Stato, tra il 1956 e il 1959 realizza due ville per i fratelli Olsen Ruud. Non tralascia la pittura, dando spazio a una nuova fase creativa incentrata sui temi dei Motociclisti, dei Centauri e de Il Ratto d’Europa, lavori realizzati tra il 1965 e il 1968. Rientra in Italia nel 1971 e si stabilisce a Macerata dove porta avanti la sua attività di critico, grafico e designer. Si spegne nella sua città l’11 maggio del 1981.